sabato 9 giugno 2012

Teatri delle macchine

Jacques Besson può ritenersi l'inventore del teatro delle macchine, un nuovo genere letterario nato nella seconda metà del '600. Nel  suo trattato, "Theatrum machinarum", privilegia in particolar modo il disegno: esso è essenziale nel linguaggio della tecnica; dall'immagine prospettica si passa gradualmente alla rappresentazione assonometrica. Si esegue il disegno rispettando anche per la terza dimensione una proporzione di scala, si esplicita graficamente il rapporto tra le dimensioni reali e quelle riportate del disegno.


Agostino Ramelli nel "Diverse et artificiose machine" amplia il genere letterario dei teatri di macchine illustrando come il disegno e il dettaglio nell'illustrare le macchine permettono di leggere all'interno delle strutture per favorire la comprensione dei sistemi meccanici.

L'ingegnere padovano Vittorio Zonca, nel "Novo theatro di machine et edificii" modifica e approfondisce il rapporto con la macchina. Nella sua presentazione entra con maggiore profondità negli "strani ed ingegnosi meccanismi", ne mostra ogni particolare. Per la prima volta appare, in calce, la scala grafica delle proporzionitra la rappresentazione (assonometrica) e la realtà.
 














   


Per la prima volta viene utilizzata la scala grafica nella rappresentazione assonometrica di una macchina. Il disegno tecnico, da semplice raffigurazione, diventa modello dimensionale di un oggetto che in base ad esso può essere costruito. La presenza di particolari disegnati a parte, contribuisce a chiarire la struttura della macchina.










(V. Marchis, Storia delle macchine p. 99-100)

Già Agricola, nel "De re metallica", utilizzava la geometria delle proporzioni per effettuare misure non solo in superficie, ma anche per "disegnare" il sottosuolo.
 
Colui che sconvolgerà la scienza delle costruzioni sarà Galileo Galilei; la geometria euclidea non diventerà più il mezzo per simulare una costruzione; questo Leonardo da Vinci non l' aveva ancora compreso.
Il mondo antico e il mondo medioevale ha vissuto su questa illusione (un esempio possono essere le cattedrali). Galileo ha dimostrato ciò attraverso "l'osso del gigante":

  
  “ E per un breve esempio di questo che dico, disegnai già la figura di un osso allungato solamente tre volte, ed ingrossato con tal proporzione, che potesse nel suo animale grande far l’uffizio proporzionato a quel dell’osso minore nell’animal più piccolo, e le figure son queste: dove vedete sproporzionata figura che diviene quella dell’osso                                                                                                               ingrandito”.



Galileo infrange così il diffuso pregiudizio che strutture simili si comportino similmente per la resistenza indipendentemente dalle lare proporzioni.












                                                               

Nessun commento:

Posta un commento